Peurasuvanto

Cinquantatresima

Sabato ore 8.30

Guardo fuori dalla finestra, non nevica ma un manto bianco ricopre la strada. Le previsioni danno neve alle 14. Attraverso un’applicazione per camperisti individuo una capanna chiusa con una focolare nei pressi di Peurasuvanto a circa 44 km da qui. Ci provo. Mi preparo in fretta, vado al supermercato e faccio provviste, non incontrerò nulla lungo la strada e devo essere preparato a tutto. Non ho ancora pedalato sulla neve, quindi non ho la percezione di come sarà. Magari con le gomme chiodate è più semplice che andare sull’asfalto, oppure aggiungerò un’altra difficoltà alle innumerevoli che ho collezionato da quando sono partito. 
Sto attraversando luoghi fantastici, l’attrezzatura è spinta al limite dalle temperature e non funziona. Le batterie non reggono e crollano immediatamente. E’ un vero peccato che la parte più incredibile di questa folle avventura non possa essere documentata in modo assiduo. E’ un peccato ma forse rappresenta un fortuna. Questo mi da il modo di seguire il flow, e vivere questi ultimi km che mi separano dalla metà con più serenità, e di concentrarmi sulle difficoltà e non sul far decollare un drone. 
Mentre pedalo penso alla capanna. E se non ci fosse? Sarebbe davvero un grosso problema.

La capanna esiste, rossa, in legno, costruita rispettando la tradizione nella tipica forma dei rifugi dei Sami. E’ aperta. Entro e non riesco a credere ai miei occhi. Sembra una dependance di un resort, fuori c’è legna per scaldarsi per più di una settimana. Al centro è presente un focolare con un camino. Pianto la tenda, in realtà non so nemmeno io perché, mi chiudo dentro la capanna, accendo il fuoco e aspetto che faccia un fondo di brace che alimenti la fiamma costantemente. In un ora all’interno c’è un temperatura perfetta. Cucino addirittura una minestra e delle salsicce che avevo intenzione di mangiare crude in caso d’emergenza. Nel frattempo fuori comincia a nevicare con intensità ma solamente per un paio d’ore, il tempo necessario per ricoprire di bianco la mia tenda e la mia bicicletta. La decisione da prendere è facile. Apro il sacco a pelo dentro la capanna e questa serata si trasforma nella migliore di tutto il viaggio. 
Alle 22 esco per prendere altra legna per la notte e boom. Alzo gli occhi al cielo. L’aurora. Eccola. Allora è questo che si prova quando te la trovi davanti. Odino mi parla, gli dei mi favoriscono e mi indicano silenziosamente la via più luminosa da seguire.
Mi sdraio senza troppi pensieri, in questa ultima parte del viaggio la mia mente si è svuotata, mi sento leggero, senza pesi, nonostante la fatica immane e il rischio costante a cui mi sottopongo. Non m’interessa, la libertà e la leggerezza della vita vincono su ogni preoccupazione.

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