La neve arriva sempre dal mare

Caro amico, i racconti cominciano sempre dall’inizio, anche i più incasinati! Il nemico è poco distante, la giornata è stupenda, l’aria è fresca, e il sole ci consola un po’. Sul mare riflette tantissima luce e quando guardo l’orizzonte non penso a cosa c’è dall’altra parte. Ogni tanto si sente qualche colpo di cannone e il mio cuore batte forte ma non di paura, batte impetuoso come gli ideali della libertà. Domani è il compleanno di mio figlio, e io sono troppo distante. Ho il desiderio di abbracciarlo, baciarlo, sentirlo piangere durante la notte. Alzarmi per cullarlo e guardarlo mentre si addormenta serenamente. Ma il desiderio è come l’attesa e rimane sempre insoddisfatto. A casa la neve cade sui cedri, qui arriva sempre dal mare, sfuma i contorni dei pensieri, e ti accorgi che anche nei sogni nevica, ma con meno frequenza e poca intensità. Ogni mattina mi sveglio e penso che mi abbiano rubato la morte! I momenti si dilatano fino a fermarsi, osservo le persone che si muovono a rallentatore, i miei pensieri si sciolgono, le nostre menti vengono confuse dal clamore delle granate, e l’istinto di conservazione muta nell’abbandono totale della realtà. Dimenticare tutto dev’essere un pò come morire dolcemente, quando vivere diventa una condanna, e la guerra si trasforma in una lotta interiore, una battaglia di coscienza fatta di rimorsi che rompono l’equilibrio dell’essere “umano”. 

Odessa ©Emanuele Mei

Sono un soldato, so che il terrore mi attende ma gli vado incontro lo stesso, senza protestare, cerco di convincermi che non potrebbe andare diversamente.  Non ha alcun motivo per partecipare a questa lotta, non so nemmeno spiegarmi perché questa guerra sia dovuta iniziare. In fondo chi combatte è sempre allo scuro di tutto, e credimi se ti dico che in realtà gli uomini si ammazzano senza desiderio. Non può esistere rancore tra gli uomini che non si sono mai incontrati. Uomini che vengono trasportati verso altri uomini, senza una motivazione imputabile agli stessi, senza una reale coscienza del perchè. Uomini che sopportano l’attesa con la paura nel cuore, che trovano il coraggio svuotando una bottiglia di vodka, i cui pensieri sono mutilati, frammentati e ricostruiti dalle droghe, con una logica insensata. Uomini che non obbediscono, ma servono, che non sono governati, ma obbligati. Uomini che diventano automi nella mani di altri uomini che li spingono a compiere azioni rivoltanti, anche questi spinti da altri uomini, finché il senso si perde lungo la catena del comando. Uomini che abbandonano la libertà, che si fanno servi, che acconsentono al proprio male e lo provocano. Uomini che realizzano l’ideale di felicità umana tramite la crudeltà e l’omicidio.

Ucraina ©Emanuele Mei

Sono poco più che un ragazzo, non mi sono mai accorto prima di oggi di come potesse essere terribile. Ho paura di non poter più tornare indietro, una volta che uccidi un uomo sei condannato. Gli inverni qui sono freddi e ventosi, la temperatura scende spesso sotto lo zero. Le bombe rendono la vita difficile e le persone vivono nelle cantine, al gelo. Il suono della sirena antiaerea è martellante, col tempo diventa una musica che non c’è, ti entra dentro come una lama. Tutto accade in un baleno ma la sospensione è eterna, il tempo rallenta e la vita si ferma, per alcuni si spegne.  Questa è la prima linea, questo è il fronte! Qui si combattono battaglie che cominciano tra il bene e il male e finiscono sempre tra demoni. Niente acqua, niente cibo, elettricità a singhiozzo, nessuna medicina. Molte urla, rumori di AK 47 e delle bombe.  Il clamore del mortaio è delicato, è troppo bello per dissiparsi nell’aria senza lasciare traccia. Quando lo senti una scarica di adrenalina ti scuote tutto il corpo. Quando ascolti quel rumore vuol dire che vivrai un altro giorno. Il cuore è triste, ma il resto del corpo è felice, e il sibilo si tramuta in un segno. Il boato diventa un fiore ed è così che ho perso le mie illusioni. Il sangue è rosso dappertutto e quello che esisteva di bello sparisce e non torna più, si trasforma in qualcos’altro. Non vedo più uomini, è un’immagine difficile da chiarire, forse vedo solo l’atteggiamento. Tra le strade la morte s’inserisce in ogni stato della coscienza e la nostra città è diventata lo spazio dove ciò che è morto non è ancora annientato da ciò che nascerà. Si combatte per mantenere il controllo di una via di pochi metri, piena di carcasse d’auto, contornata da palazzi scheletrici infuocati. Se questa strada cade, l’intero quartiere è spacciato. I rumori delle bombe sono rassicuranti, calmano i nervi, fanno passare i tremori. Alla fine di ogni combattimento sale la stanchezza, ma vince l’insonnia e la malinconia prende il sopravvento. 

Odessa ©Emanuele Mei

Le guerre!!! Le autorità le dichiarano e gli altri le fanno!!! La guerra è una stato di crisi irrinunciabile, ma meglio se a combatterla ci va qualcun altro!! Quando scoppiò l’ultima guerra nessuno sapeva bene contro chi fosse. Mi hanno detto di venire a combattere ed eccomi qui. Cos’altro avrei potuto fare? Solo col tempo ho capito di aver commesso un errore.  Ricordi di Andrej? Ricordi quando eravamo bambibi e nevicava, gli si bagnavano sempre i piedi. Non ho avuto il tempo di comprendere che cosa volesse dirmi, che cosa stesse per fare, si è messo a correre come pazzo oltre la trincea, poi è tornato dietro i sacchi di sabbia, mi ha preso il fucile dalle mani, e si è tirato un colpo in testa. Da quel giorno la notte non riesco più a dormire. Ho il sangue nelle mani e sulla giaccia che cola fino alle scarpe, ho in mente i suoi occhi che diventavano di vetro e si perdono nell’infinito. Prima non capivo, obbedivo. Ora ho paura, e obbedisco.  Darei la mia vita per tornare indietro, la guerra è una cosa talmente complicata che nessuno è in grado di capirla. Chi la combatte ne vede una piccola parte, il politico ne ha una visione un po più ampia, ma solo dio vede tutto. O almeno spero.


 Mikhail


Galati Ukraine Border / ©Emanuele Mei

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