Il libro sul comodino: “Evidence” di L.Sultan e M.Mandel

Immagini ©Mike Mandel/Larry Sultan

La  prima cosa che attrae delle immagini è l’immobilità. Le forme all’interno delle fotografie sembrano esaurire il loro tempo nell’attualità, ma è solo pura illusione. Pochi giorni fa, mentre cercavo un libro che avrebbe chiarito la mia posizione in un’accesa discussione con un amico, mi è balzato agli occhi un titolo che ha rivoluzionato direttamente e indirettamente tutta la fotografia contemporanea. Così, dopo aver cacciato di casa il mio amico, mi sono ritrovato sul divano con Evidence in mano per l’ennesima volta. Tutti i grandi poeti come Larry Sultan e Mike Mendel hanno un pubblico di lettori innamorati come me.  Chi legge Evidence si addentra poco a poco in un paesaggio costruito da una sequenza poetica, un universo dominato dalla tecnologia segreta americana degli anni 50, dove intrecci di cavi, incendi e esplosioni portano in un mondo fantascientifico in cui tutto sembra assicurare la continuità di una nuova esistenza. Sfogliandolo, di colpo percorriamo un viaggio che mina ogni sicurezza e porta un’inquietudine che si si fa sempre più ansiosa. Qualsiasi cosa il nostro occhio abbia scoperto durante la lettura, qualsiasi segreto le pagine ci nascondano, il mondo che risulta non è luminoso. Ma facciamo un attimo di chiarezza. Fin dalle origini la fotografia è stata vista come vincolata al regno della reazione chimica, e la sua pratica è stata messa in competizione con quella pittorica, ma a causa della sua peculiarità tecnica ha sempre vivacchiato ai margini del complesso mondo dell’espressività umana. L’originalità della fotografia risiede nel carattere oggettivo del soggetto ripreso dalla camera.  Una fotografia non “potrebbe” imprimere su un supporto lo stato mentale del creatore, e  non potrebbe rivelare le opinioni che il fotografo ha dell’oggetto riprodotto.  Inoltre le scelte che il fotografo compie sono e devono essere  determinati per contestualizzare l’immagine riprodotta e trasmettere la vera intenzione del fotografo. In questo frangente è imperativa la presenza di una spiegazione a mezzo della didascalia. Oggi la situazione si è capovolta. La fotografia è entrata a pieno titolo tra le arti ed è utilizzata nel linguaggio espressivo contemporaneo in maniera intensiva, troppo spesso abusata. Siamo abituati a vedere delle immagini strappate dal loro contesto, pubblicate o esposte con un determinato valore, definito artistico, e siamo abituati a leggerle senza spiegazioni e didascalie, quindi senza un identificativo preciso sull’intenzione del fotografo al momento della registrazione dello scatto. Gli sviluppi teorici e i nuovi approcci del surrealismo hanno aperto la strada ad una nuova interpretazione concettuale della fotografia, il cui intendimento non fu immediato, sopratutto nella classe popolare.

Immagini ©Mike Mandel/Larry Sultan

Quando Larry Sultan e Mike Mandel pubblicarono Evidence per la prima volta nel 1977, questo tipo di rappresentazione decontestualizzata rappresentava un nuovo caso, ed era evidentemente diretto ad un pubblico in grado di capirne il significato. Le immagini di Evidence avevano la necessità di essere interpretate dallo spettatore, era fondamentale il coinvolgimento dell’intelletto e anche un certo impegno. L’indagine è durata poco più di due anni ed è stata condotta con fotografie raccolte nelle corporazioni energetiche, istituti di ricerca e agenzie governative sia pubbliche che private, partendo dall’Ames Research Laboratory della NASA, in California, per poi allargarsi ad oltre cento archivi fotografici del paese. I due artisti  hanno visionato due milioni e mezzo di fotografie, dalle quali hanno selezionate 500 immagini da cui sono state a loro volta scelte le  59 che compongono il libro. Le società partecipanti al progetto comprendevano la NASA, Lockheed, la General Atomic, US Navy, la Stanford Research, Institute, Bechtel, Pacific Gas and Electric Company, Metropolitan Water District di Los Angeles, e le forze dell’orine di San Francisco. Più di una volta queste istituzioni hanno manifestato incertezze e perplessità nel mostrare le fotografie rivelanti le loro attività, essendo alcune di queste aziende all’avanguardia nella ricerca per la difesa militare americana. Per ottenere accesso a realtà di questo genere Sultan e Mendel scrissero alcune lettere con carta intestata di una società inventata e allegarono i documenti della sovvenzione del NEA assieme ad una lettera del curatore del Museo di San Francisco, così, credendo di far parte di un progetto governativo alcune aziende aprirono le porte degli archivi ai due fotografi. In molti casi il permesso di accesso a determinati archivi fu comunque negato a causa della segretezza e della classificazione delle immagini e perché il segreto di molti progetti di queste aziende era imposto dai contratti governativi. Sultan e Mendel sono personalità simili ma complementari, cresciuti entrambi nei medesimi contesti e annoiati dagli approcci convenzionali legati alla fotografia. I primi esperimenti con immagini trovate di Mendel e Sultan sono del 1974, culminati con una piccola pubblicazione senza didascalie di nome How to read music in one evening / a Clatworty catalog. Questo lavoro è il primo abbozzo di costruzione narrativa con immagini trovate nei manuali d’istruzioni, cataloghi di vendite per corrispondenza, e riviste pulp.

Evidence non fu il primo lavoro realizzato con la fotografia d’archivio. Questo metodo di ricerca cresce negli anni 60 e si sviluppa nei primi anni 70. La prima interazione è di John Szarkowski con Once Invisibile che propone una selezione di immagini scientifiche esposte al MOMA. Sei anni dopo lo stesso autore presenta con le stesse modalità una mostra di 225 immagini senza didascalie intitolato “From the Picture Press”. Un altro lavoro di ricerca fotografica e contemporaneo a Evidence è American Snapshot, di Ken Greves e Mitchell Payne, realizzato raccogliendo porta a porta immagini amatoriali nei dintorni della San Fernando Valley.  Evidence è stato quindi un riflesso spontaneo cresciuto all’interno del contesto in cui i due autori sono inseriti. Negli anni ‘60 la California rappresenta il sogno americano, la città di Los Angels esplode demograficamente diventato una delle più popolose degli Stati Uniti e il cinema fornisce una cultura popolare autentica. Per Sultan e Mendel è l’occasione per entrare in contatto con l’eredità lasciata dalla beat generation e ogni luogo e angolo della regione aveva migliaia di immagini da esplorare. La maggior parte degli archivi a cui i due artisti hanno accesso contenevano immagini declassificate quindi scattate almeno venti anni prima, in formato 4x5 bianco e nero e scattate col flash. Sebbene le fotografie raccolte da Mendel e Sultan fossero documenti prodotti per illustrare, registrare e spiegare determinate attività, qui perdono completamente le caratteristiche originarie e assumono, attraverso la sequenza, una natura ultraterrena che finisce per dare indizi su quello che sarà il futuro. In ogni immagine realizzata nel passato esiste un futuro latente perduto nel presente. Il libro realizzato evoca un linguaggio autoritario, la copertina è di tela con il titolo stampato in alluminio. Sfogliandolo si capisce immediatamente di trovarsi davanti ad un nuovo genere interpretativo creato da una poetica inventata con immagini trovate in un mondo maschile sovrastato dalla tecnologia. Evidence non è un libro politico, non rappresenta una critica alla società, ma è un’esplorazione poetica sulla ristrutturazione dell’immaginario. Le fotografie sono oggetti estrapolati dal loro contesto e inserite in una narrazione logica trovata all’interno delle immagini stesse. Le rappresentazioni forniscono indizi sul tipo di società che le hanno prodotte, ma la narrazione è un’allusione. Evidence appare privo di qualsiasi logica o significato, ma l’opera tratta tutti i temi sensibili dell’epoca. Il mondo che s’incontra sfogliando la sequenza del libro attesta uno scenario in cui il rapporto tra l’uomo e la natura è di controllo e la libertà è limitata dalla tecnologia schierata per scopi di soppressione e dominio. L’innovazione tecnologica è l’espressione del progresso, ma rappresenta anche la regressione alla barbarie. I miglioramenti della vita  grazie  alla crescita economica  sono associati alla distruzione della vita umana e della natura.

Immagini ©Mike Mandel/Larry Sultan

La violenza contro la natura è un tema centrale ed è presente in tutte le immagini in maniera implicita, e a volte anche esplicita. L’amputazione della sensibilità umana e la preponderante tecnologia creano una seconda natura fatta di cose estranee, la cui percezione richiede un cambiamento di prospettiva. Il modello temporale fornito dalla sequenza narrativa è molto vicino alla fantascienza. Nel complesso il libro suggerisce  un’atmosfera  di un futuro inspiegabile, regolato e dominato dalla tecnologia disumanizzante. Nelle fotografie si confondono i temi dei fatti ripresi e della finzione costruita dal montaggio che crea un’immagine stravagante del futuro e una seconda natura, in cui la prima svanisce. Lo scopo del progetto era “provare” come il significato di una fotografia sia condizionato dal contesto in cui è vista. Per leggere il lavoro diventa fondamentale comprendere che ogni immagine può essere contestualizzata. Mettendo un’immagine in un rettangolo la astraiamo e la contestualizziamo ogni volta che la spostiamo.  Evidence usa le circostanze trovate (prova evidente), e non quelle osservate direttamente dagli autori. Questo passaggio è importantissimo ma spesso rimane vago nella comprensione a causa della leggerezza nella distinzione tra trovato e osservato. E’ facile immaginare che gli autori di Evidence abbiamo “osservato” le fotografie con maggior attenzione di chi le ha realizzate, e questa è una delle caratteristiche filosofiche con cui il lavoro è realizzato. Il valore antropologico che Evidence ricopre non è casuale e deriva dall’influenza che John Collier ha avuto su Larry Sultan. Collier è stato l’insegnante di Sultan al San Francisco Art Institute, è un artista poco conosciuto, fa la guida a Paul Strand in Messico negli anni 30 e il fotografo per la Farm Securities Administration nel 1941. Personalità eclettica, dopo una parentesi da marinaio intraprende la carriera da antropologo, etnografo e infine insegnante. Realizza un classico sulla metodologia dell’osservazione che influenza concettualmente Evidence, ponendo le basi per lo sviluppo della sequenza narrativa che porterà lo spettatore ad essere direttamente coinvolto come autore. In questo senso Evidence può essere interpretato come un esperimento esteso della ricerca antropologica di Collier, in cui viene chiesto al lettore di partecipare attivamente al completamento dell’opera, dandogli il significato che manca.

All’interno del libro compare il ritratto di un uomo nuovo. In California questa figura ha generato una serie di personaggi archetipi come l’uomo che vive alla frontiera, l’attore e il ricercatore scientifico. Lo studio del contesto regionale californiano è utile per capire il collasso della natura. Lo sviluppo catastrofico dell’umanità nel dopoguerra, disastri naturali e sviluppo tecnologico convergono in una relazione complessa. Tutti i disastri naturali sono stati collegati all’accrescimento urbano che determina il crollo della natura originale, e ne produce una nuova artificiale di matrice capitalista, estraniata dalla realtà. La sequenza delle immagini documenta una frattura irreparabile tra l’umanità e la natura, proclamando la seconda natura come unica e sola natura possibile. Lo stato della California è pura fantascienza e ha raggiunto questa reputazione attraverso l’innovazione nella scienza e nella tecnologia. La regione è diventata una macchina per la guerra fredda attraverso lo sviluppo tecnologico, e lo sviluppo urbano è legato alla difesa e alla ricerca scientifica. Moltissime istituti di ricerca in California hanno sviluppato negli anni tutte le tecnologie da cui oggi non possiamo prescindere, compreso computer e oggi lo sviluppo di software e biotecnologie. Questa condizione sociale da l’input alla realizzazione di Evidence. Il vero soggetto del lavoro di Mendel e Sultan è il divario tra l’intenzione e la conseguenza. Quello che rende questo libro unico è il modo in cui si mette in discussione il funzionamento dell’immagine come prova, seminando continuamente dubbi nella mente dello spettatore. Non esiste una prova reale prima della sua messa in scena, l’interpretazione della stessa si situa all’interno di un quadro predeterminato. Evidenziando questo processo, omettendo la didascalia, non ritagliando la foto e quindi enfatizzando l’inquadratura e ponendo la stessa in una nuova relazione sequenziale, la fotografia viene liberata dal suo originale significato e ne assume uno adatto al contesto in cui è inserita. Questa procedura espande la potenzialità delle immagini, ma le spoglia di qualsiasi funzione probatoria. Più le prove crescono e più la verità viene oscurata e lo spettatore sarà persistente nell’interpretare le prove. Lavorando sul montaggio, si rende possibile il perseguimento di altre piste interpretative. L’omissione delle didascalie ha reso Evidence vulnerabile agli attacchi delle critica. Le descrizioni delle immagini erano viste come funzionali e indispensabili, ma avrebbero controllato il significato delle immagini scelte, uccidendo la poetica su cui si basava tutta la sequenza. Evidence è un libro che produce più domande che risposte. E’ ironico, pungente, è un libro in cui le immagini evidenziano un concettualismo amplificato portato quasi all’assurdo. Sfogliandolo si capisce come le nozioni scientifiche e lo  sviluppo tecnologico portino l’estetica al sovraccarico d’informazioni che conduce alla lunga ad un’analfabetismo visivo come quello che oggi viviamo. Alla fine sono costretto a ringraziare l’amico che è venuto a trovarmi e ha fatto in modo, inconsapevolmente, che riprendessi in mano questo monumento della fotografia contemporanea!


Immagini ©Mike Mandel/Larry Sultan

Immagini ©Mike Mandel/Larry Sultan

Immagini ©Mike Mandel/Larry Sultan

Immagini ©Mike Mandel/Larry Sultan

Immagini ©Mike Mandel/Larry Sultan

Immagini ©Mike Mandel/Larry Sultan

Immagini ©Mike Mandel/Larry Sultan

Immagini ©Mike Mandel/Larry Sultan

Immagini ©Mike Mandel/Larry Sultan

larrysultan.com

Using Format